Golpe in Paraguay, destituito l'ex vescovo Fernando Lugo

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AntonioCienfuegos
view post Posted on 23/6/2012, 14:20




Il presidente del Paraguay, l'ex vescovo Fernando Lugo è stato costretto a dimettersi dopo un voto del Senato che gli addossava la responsabilità politica dei fatti accaduti il 15 giugno scorso, quando in uno scontro tra contadini e polizia a Curuguaty, sono rimasti sul terreno 17 morti, 11 contadini e 6 poliziotti.
Lugo, da sempre appoggiato dai contadini e dalle forze di sinistra, non ha mai potuto contare sul parlamento, saldamente in mano alla destra , il cui astro nascente è niente di meno che il nipote dell' ex dittatore Alfredo Strossner. E non ha potuto realizzare le riforme in senso democratico e progressista che si era proposto, chiamato " il vescovo dei poveri" è stato accusato in passato anche di aver fomentato la lotta di classe e l'occupazione delle terre da parte dei contadini. La debolezza parlamentare, lo ha di fatto costretto ad accettare come vice Federico Franco appartenente al Partito Liberale e apertamente di destra, ( che è stato il cavallo di troia del governo ) e oggi proclamato nuovo presidente del paese.
Lugo, esponente della Teologia della Liberazione, è stato criticato anche per la sua vicinanza politica ai paesi progressisti del continente, in particolare ad Hugo Chavez, e all'ALBA, in cui non è riuscito a far entrare il paese, proprio a causa dell'ostilità del parlamento.
Adesso il Paraguay torna a pieno titolo nell'orbita dello zio Sam, e magari alle prossime elezioni sarà eletto il nipotino del dittatore che ha messo a ferro e fuoco il paese per circa 40 anni, accumulando un patrimonio stimato in 900 milioni di dollari, di cui è erede proprio il nipote.
Queste le dichiarazioni di Lugo
"Oggi non è Fernando Lugo a subire un golpe, oggi non è Fernando Lugo ad essere destituito, è la storia del Paraguay, la sua democrazia a subire una profonda ferita, spero che gli autori comprendano la gravità del loro gesto", e ha proseguito " Questa notte esco dalla porta più grande della Patria, dalla porta del cuore dei miei compatrioti, mi auguro e auspico che ai cittadini non venga negato il diritto di manifestare, e che tutto si svolga in maniera pacifica".
Questo perchè si temono disordini, infatti la capitale Asunciòn è presidiata dai militari.
Fernando Lugo era stato eletto a suffragio universale nel 2008 accendendo le speranze di cambiamento degli strati più umili del paese.
I paesi dell'ALBA, hanno già fatto sapere che non riconosceranno il nuovo governo.


 
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AntonioCienfuegos
view post Posted on 24/6/2012, 10:48




La totalità dei paesi latinoamericani non riconosceranno il governo paraguayano, dopo il golpe che ha destituito Fernando Lugo, alcuni giornalisti e ricercatori fanno notare diverse similitudini col golpe in Honduras che 3 anni fa destituì Manuel Zelaya, il presidente progressista legittimamente eletto, come non vedere anche in questo caso la longa manus dello zio Sam amministrato dal Nobel per la pace, e artifice di un poderoso programma di riarmo in tutto il mondo? insomma, bianchi o neri, malattie o golpes, le varianti che la "cupola occidentale" usa per rovesciare i governi che non rispondono ai dettami della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale, in pieno stile del tristemente noto "plan Condor".
La vicenda ha avuto come pretesto i fatti di Curuguaty, dove un gruppo di contadini ha occupato i terreni di proprietà di un senatore del partito colorado, quello che da sempre ha sostenuto le dittature militari che si sono susseguite nel paese negli ultimi decenni, prima dell'ascesa di Lugo.
Sostanzialmente i campesinos reclamavano la piena applicazione della riforma agraria, la situazione è degenerata concludendosi con 17 morti, 11 campesinos e 6 poliziotti, il tutto pare orchestrato dalla Monsanto in accordo con la polizia e con la copertura politica dei partiti conservatori, maggioritari in parlamento, in ogni caso al presidente è stata addossata la responsabilità politica di questo massacro.
Il 20 giugno un deputato del partito colorado ha presentato la proposta di messa in stato d'accusa del presidente per responsabilità politica, aggiugendo che il presidente ha governato finora in maniera negligente, indecorosa e irresponsabile. La votazione è avvenuta nel giro di 24 ore, secondo la Costituzione del paese in questi casi, il Presidente ha diritto ad almeno 18 giorni per preparare la difesa, mentre in realtà non vi è stata discussione e a Lugo è stato persino impedito di assistere alla votazione.
Federico Franco, il nuovo presidente conservatore, uomo di Washigton e dei latifondisti è stato eletto dopo appena 13 minuti dalla votazione che destituiva Lugo.
Immediatamente hanno avuto inizio scontri e manifestazioni di protesta ad Asunciòn, il golpe è stato letto come un modo per eliminare Lugo dalle presidenziali che si svolgeranno tra 10 mesi, e che potrebbero portare ad una nuova e diversa maggioranza parlamentare, più vicina politicamente al programma di governo dell'ex vescovo.
Mercosur e Unasur stanno esaminando la proposta unitaria di Brasile ed Ecuador di espellere il Paraguay dalle due organizzazioni continentali, persino la Colombia, unitamente a tutti i paesi del latinoamerica e unica alleata di ferro di Washigton nella regione condanna il golpe, insieme al parlatino, il parlamento continentale, ritenendo Lugo unico legittimo presidente del Paraguay.
Ma sembra che la partita non sia chiusa....


 
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AntonioCienfuegos
view post Posted on 24/6/2012, 11:22




di Tito Pulsinelli
A trenta ore dall'accusa mossagli dal senato, Fernando Lugo è stato destituito, ed il suo posto a capo del Paraguay è stato affidato al suo vice. Trenta ore in cui il senato ha formulato le acuse, ha stilato un regolamento per il giudizio, per il dibattito processuale e per la condanna.Un'ora di tempo è stata riservata alla difesa di quel che ora è un ex presidente. In sostanza, gli autori del golpe-express, hanno dato mostra di creatività riuscendo ad essere investigatori, pubblici ministeri e giudici, sulla base di regole stabilite ad hoc da loro stessi. Riuscite ad imaginare un Napolitano licenziato -dalla notte al pomeriggio successivo con un ritmo
da film poliziesco- da una congiura di senatori ed estromesso dal Quirinale? Per di più, il Paraguay è una repubblica presidenziale, dove il presidente in carica ha poteri che Napolitano può solo sognare. L'ex vescovo Fernando Lugo, è stato trasformato in ex presidente, in un "processo politico" dov'è stato ritenuto colpevole praticamente di tutto. Soprattutto di avere una concezione politica incompatibile con quella di un'oligarchia erede di una dittatura durata più di mezzo secolo che ha mantenuto il piccolo Paese sudamericano nel figorifero della storia. I senatori che ieri hanno portato a segno un golpe sicuramente "creativo", destinato a fare scuola, hanno cognomi, facce, cultura, mentalità e reddito che nulla hanno a che fare con la maggioranza dei paraguayani, guaraní la cui seconda lingua è quella spagnola.


Ieri hanno "trionfato" i latifondisti dell'agro-esportazione, quelli che hanno lasciato all'85% dei contadini solo il 5% delle terre, insufficienti persino per le colture destinate a produrre il fabbisogno alimentare della maggioranza. Con arbitrio ed irrisione della legalità, si è riaffermata l'èlite che ha sempre fatto dello Stato uno strumento per autofinanziarsi e preservare relazioni di dominio neocoloniali. L'orologio del Paraguay ora marca l'ora della resistenza della società civile e del sostegno esterno dell'Unasur che può stendere un cordone sanitario contro i golpisti di Asunción. Con il "protocolo democratico" che prevede anche la chiusura delle frontiere, sospensione dei voli e congelamento dei commerci.


Fernando Lugo era il frutto di quel vento di cambio che nell'ultimo decennio soffia in Sudamerica. Dal 1998 in Venezuela si è esteso poi all'Argentina, Ecuador, Brasile e Bolivia ed Uruguay. In pratica, grandi alleanze di movimenti sociali e forze politiche hanno fatto scaturire governi in grado di accantonare o divincalarsi dai dogmi neolibersisti.


In Paraguay, quattro anni fa Lugo seppe sedimentare un'alleanza politica che scardinò il controllo storico dell'oligarchia sul potere politico. Non disponeva di una maggioranza nel parlamento, nè di un partito proprio, solo di una maggioranza elettorale e dei movimenti sociali, organizzazioni di base e i sindacati rurali che l'avevano espressa. L'oligarchia non gli ha dato il tempo di consolidarsi e dopo vari tentativi di disarcionarlo, ieri ci è riuscita. E' un'evidenza che non bastano i voti per inoltrarsi sul sentiero del cambio. Le forze che l'avversano non si limitano ad aspettare la seguente scadenza elettorale (tra nove mesi terminava il periodo di Lugo). No, passano alle vie di fatto, all'illegalità , alle soluzioni di forza e pagliacciate ridicole.


Così è stato in Venezuela dall'aprile del 2002 fino al gennaio del 2003, con un fallito golpe (spacciato come rinuncia alla presidenza), una serrata padronale durata tre mesi e il sabotaggio-paralisi dell'industria petrolifera che provocò 20 miliardi di dollari di danni. Il prezzo di una guerra, senza uso di tecnologia militare. In Bolivia, vari sono stati i tentativi di buttar giù Evo Morales, il più pericoloso quello mascherato come separatismo secessionista della Media Luna, fomentato da un diplomatico USA reduce dal Kosovo. Più recentemente, in Ecuador tentarono di spacciare il golpe come una protetsa sindacale di poliziotti scontenti.


Non bastano i voti e la legittimità formale per neutrallizare i nemici interni, i loro sponsor esterni e gli interessi economici multinazionali. E' indispensabile riuscire a trasformare i voti e le alleanze elettorali in forza politica organizzata dal basso. Fino a conformare un blocco sociale capace di dare continuità al progetto di autonomia nazionale, inclusione ed equità. O, come dice la presidente Dilma Roussef, "crescita con inclusione". Questo è un obiettivo che richiede continuità, maggiore ad un semplice quadriennio legislativo.


 
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AntonioCienfuegos
view post Posted on 27/6/2012, 14:39




Cuba ha annunciato ieri il ritiro della delegazione diplomatica in Paraguay, coerentemente alla decisione di non riconoscere il governo del paese dopo il golpe di Stato parlamentare.


Una nota del Ministero degli Esteri spiega che la decisione è motivata dal non riconoscere alcuna autorità che non derivi dal suffragio legittimo e l'esercizio della sovranità da parte del popolo paraguaiano.

Si è proceduto al ritiro dell'ambasciatore cubano ad Asuncion, che è già rientrato a Cuba
Intanto nella regione monta la condanna al golpe di stato parlamentare contro il presidente costituzionale Fernando Lugo.

Il presidente cubano, Raul Castro,ha dichiarato che sono tornati i colpi di stato nel continente, stavolta mascherati, ed ha affermato che gli ultimi avvenimenti non lo colgono di sprpresa.

Ha aggiunto che qualche anno fa parlando con Fidel pensava che il giorno in cui gli interessi degli Stati Uniti si vedessero minacciati nel continente, sarebbero tornati i golpes .

Ci provarono con Hugo Chavez, non hanno avuto pazienza e ricorsero al golpe militare, il presidente fu destituito, ma fu riportato al suo posto dal popolo e in quell'occasione fallirono.

Sabato scorso la Cancelleria cubana ha diffuso una dichiarazione nella quale si esprime che fatti come quello accaduto in Paraguay pretendono di frenare i processi di cambiamento progressisti e di integrazione del Continente.

ll golpe in Paraguay si aggiunge alla lunga lista di attentati contro l'autodeterminazione dei popoli latinoamericani, sponsorizzati e realizzati dalle oligarchie con la paternità, complicità e tolleranza del governo degli Stati Uniti.

Sembra, inoltre, risulterebbe dai cabli di Wikileaks, che il piano per destituire Fernando Lugo risale al marzo del 2009, e che il dipartimento di Stato USA ne fosse a conoscenza già 3 anni fa.



 
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